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Pyramid

di Fabio Zanello

Quando l’ho visto ho capito che la luce che cerchiamo è vero che non occorre cercarla in Himalaya o in strane discipline, tu puoi trovarla allo Sheraton.Io allo Sheraton sono andato con la metro B, Eur Fermi, altre persone come me sedevano nella saletta dei Carracci, il maitre e il personale dell’albergo erano gentili, quando mi sono seduto in sala proiettavano immense diapositive con querce del Dakota, come ai convegni di uomini importanti.Finchè è arrivato lui, il Coordinator. Il Coordinator ha un sorriso bellissimo e denti bianchi come io ho visto soltanto in tv, o come aveva Anna a sedici anni il giorno del nostro primo bacio, anche se poi lei era corsa via. Il Coordinator era vestito più o meno come noi, ma il suo abito era perfetto, i suoi capelli avevano la freschezza di un giorno. Il collo della camicia e i polsini di un bianco che io non ho mai visto nelle mie camicie, e che forse nessuno potrebbe raggiungere. Il Coordinator sa tutto, dalla filosofia alla religione alla storia, e ho seguito la sua spiegazione come mai avevo fatto, neppure alla prima classe di biologia dell’Istituto Odontoiatrico Pacinotti.Il Coordinator poteva sembrare venire dallo spazio, ma era di Gallarate. I suoi gesti erano pacati e morbidi. Egli senza affrontare nessun altro discorso ci ha parlato immediatamente della Piramide. Ha detto, come introduzione, che chi di noi si sentiva depresso, stanco, angustiato, era per via di questa poca familiarità col concetto di Piramide, di cui egli era venuto per informarci, dopo di che la nostra vita non sarebbe stata più la stessa.
Anche a lui la vita è cambiata grazie alla Piramide, ed oggi è Coordinator. La Piramide è infatti lo schema riassuntivo della vita, l’elaborato dell’organizzazione più antica dell’umanità, il talismano della gioia e tutte queste cose insieme.Gli Egizi costruivano piramidi, gli Aztechi costruivano piramidi, i Sumeri costruivano piramidi: la piramide era il simbolo presso quei popoli dell’uomo più elevato, che siede appunto al vertice con sotto gli altri al suo servizio. Egli disponeva delle loro ricchezze, e tutti lavoravano per lui, aspirando al suo livello, proprio come noi oggi potevamo ottenere grazie alla Piramide.Ognuno infatti adesso poteva diventare Faraone, costruire mattone per mattone la propria piramide e raggiungere la ricchezza vera, eterna, diceva il Coordinator.
La Piramide è la struttura fondamentale della società, dei governi, delle monarchie, democrazie, di ogni Sas e Spa, è la figura elementare da cui in geometria si ottiene ogni tipo di poligono, è la chiave di volta delle strutture molecolari e quindi della vita, per questo comprenderne il senso ed applicarlo nella propria non può che far conseguire successo e felicità.
Il senso di precarietà, di ingiustizia, non erano solo il frutto delle nostre imperfezioni, ma di un’umanità caduta nel peccato, e bastava guardarsi intorno, ripeteva il Coordinator. Egoismo, mancanza d’amore, corruzione, l’umanità era qualcosa dall’alto precipitata troppo in basso, per cui soprattutto di una cosa preziosa era stata privata, ricordiamo? Un certo albero e serpente, ricordiamo? Il paradiso, l’eternità. Senza cui non c’è felicità possibile, ha detto il Coordinator.Perciò occorreva invertire la direzione di questa caduta, perché noi eravamo stati creati per stare in alto, ed era ora di tornare su.
Le pupille del Coordinator scintillavano: egli non era il solito piazzista, il solito politico, e lo diceva onestamente, anche se poteva sembrarlo per il suo modo di fare, di vestire, ed infatti anche a me aveva ricordato ora quel piazzista, ora quel politico, che tante volte si confondevano in televisione, ma attenti alla confusione, ripeteva il Coordinator.
Il primo mattone andava posto insieme agli altri della base, le nostre piramidi non erano come quella elefantiaca di Cheope, ma avevano bisogno appena di quaranta stones (pietre) di fondamento, con cui gettare il primo livello. Quaranta, si è poi interrotto il Coordinator, che non è poco.
Tutti nella sala Carracci eravamo assai emozionati nel sentire queste parole. Si parte dalla base della Piramide, il fondo dove noi e altri come noi si sentivano oppressi, disagiati, ma disperarsi mai, diceva il Coordinator.
Sembrava il suo sguardo quello di Richard Burton in Mosè. Quaranta sono i giorni di Gesù nel deserto prima di risorgere e appunto ognuno di noi si doveva sentire forte come Gesù. I familiari sarebbero stati i primi, i parenti più stretti, poi via via gli altri. Cugini di primo e secondo grado, per esempio i nostri padrini, i loro figli, bastava allargare gli orizzonti per pensarci, tutte prime stones (pietre) della propria piramide.
E certo era giusto cominciare dai genitori, dai fratelli, dai propri zii, infatti il Faraone era sempre raffigurato al centro della sua famiglia. Poi però a seguire vedevi anche le schiere dei dignitari e collaboratori, cioè amici e parenti acquisiti, zii della fidanzata o i suoi nonni ad esempio, anch’essi chiamati a raccolta per essere avviati tutti alla felicità, ma non di un giorno. Quella che non finisce più, vera.Edificati così il primo e secondo livello, si sarebbe passati ai successivi, dove nostro compito sarebbe stato trasmettere il segreto della piramide al mondo intero, al popolo.
Il barista sotto casa, per esempio. O il tabaccaio.
Chi infatti non era chiamato dal Faraone a collaborare alla costruzione della sua Piramide? Ma non occorreva per questo mica pensare di ridurre nessuno in schiavitù, qui anzi ognuno aveva libertà di costruire la propria piramide, di riappropriarsi cioè del suo pezzetto di paradiso, ha detto il Coordinator.
Il Coordinator era bellissimo. Le donne erano entusiaste.
I suoi occhi erano azzurri.
Dal primo e secondo livello si sarebbe così passati a un terzo, un quarto, fino a un settimo, come tutti i filosofi, santi e alchimisti avevano detto (ricordate il settimo Cielo?) dove il Coordinator era giunto, e in cui l’attività sarebbe cessata, proprio come il Faraone, per cui tutti lavoravano per lui. Si poteva fare questo in quattro cinque anni, si poteva diventare tutti ricchi come faraoni, che qui corrisponde al Coordinator.Una percentuale delle vendite dei kit di ciascuno dei parenti, conoscenti e amici sotto di sé, impegnati a loro volta a costruire i livelli della propria piramide, allora sarebbe passata a te, e questo dal primo al sesto livello. Per un sistema infinito di piramidi in cui ognuno sarebbe potuto giungere alla felicità eterna - cioé un reddito annuo di circa 40.000 euro - proveniente dalle percentuali di vendita degli altri, a cui si era dato modo di accedere al meccanismo di Pyramid, e di cui potevano a loro volta godere dei frutti, grazie a te.
Se i cosiddetti schiavi una volta costruita la piramide venivano soppressi, noi siamo invece ben lieti che oggi, in democrazia essi si costruiscano la propria. Per trovarvi in cima felicità e amore, ha spiegato il Coordinator.
Eravamo tutti partecipi di un’enorme verità, ha detto, mostrando il kit.Non come prima, riservata a pochi.

Io allora quel giorno ripresi la metro pensando a Anna, a mio padre, che avevo sempre visto in vita sua bestemmiare e sgobbare da negro, e a mia madre, che ancora comprava dentifricio, shampoo e bagnoschiuma al casalinghi e altri prodotti che invece erano nel kit, come tutti i miei zii e cugini, come tutta l’umanità, senza approfittarne neppure per diventare adepto di primo livello, senza il desiderio di nessun paradiso, nessuna felicità, mentre se solo adesso avessero voluto col sistema pyramid

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Fabio Zanello è nato a Roma, ha 39 anni, ha pubblicato racconti su riviste, un romanzo con Castelvecchi dal titolo Hanno rapito Gorbaciov (ma secondo me era a SanRemo), è collaboratore della rivista Erre!, e cura la collana di narrativa autoprodotta NoPress - ultimo titolo l’antologia di racconti Sforza Italia, con prefazione di Renzo Paris, presso la libreria Odradek di Roma.(tzanello@yahoo.com)