Prendi i soldi e scappa

di Nicola Borzi
Il Sole 24 Ore
16 gennaio 2003


C'è un mito antico quanto l'uomo (almeno a giudicare dalle favolose descrizioni di Re Mida), e come l'uomo spesso fallace: il sogno della ricchezza facile, dell'"occasione" che ti consente di "svoltare", dell'abbondanza senza fatica. Un mito che Collodi ha dipinto magistralmente nelle pagine in cui Pinocchio si fa condurre nel Campo dei Miracoli dal Gatto e dalla Volpe.

Questo sogno, oggi, ha molte diverse sfaccettature: le attività di reti statunitensi come Herbalife e Amway ne rappresentano la versione "seria", le spericolate avventure di Virgilio Degiovanni, quelle di Crs Network, Alpha Club, Vanilla Distribution Plc, Next Age sono invece le facce via via sempre più opache e degradanti

Dagli inizi del secolo scorso questa visione di ricchezza si è tradotta in una scintillante "realtà" finanziaria: quella del multilevel marketing, detto anche MLM. Più noto a molti con un nome meno altisonante: catena di Sant'Antonio, o piramide. Prodotto dall'inventiva finanziaria del "genio italico", è tra i pochi beni di esportazione di cui il "made in Italy" non ha proprio nulla di che andar fiero.
Un mito che viene dissezionato, come su un tavolo anatomico, dal volume "Piramide d'oro - Realtà e miti del multilevel marketing", che i giornalisti Roberto Giovannini e Davide Orecchio hanno pubblicato con le edizioni Avverbi.

Gli schemi finanziari a piramide, e le truffe che sempre ne sono derivate, sono diventati una realtà internazionale già agli inizi del secolo scorso grazie a Carlo "Charles" Ponzi, un emigrante nato a Parma e trasferitosi negli Stati Uniti dove divenne ricco e famoso, per poi morire povero e pregiudicato, proprio grazie alla versione finanziaria delle "catene di sant'Antonio". In breve, il famoso truffatore inventò un sistema "a rete" nel quale si prometteva a chi depositava i suoi risparmi di ottenere interessi favolosi, purché contribuisse a diffondere l'iniziativa a nuovi "adepti". Man mano che la base di raccolta del denaro cresceva, Ponzi diveniva ricco e famoso.

Come "l'italiano" riuscisse a remunerare così munificamente i suoi finanziatori restava un mistero. E tale rimase finché non scoppiò il bubbone: quando molti decisero di ottenere i propri soldi, si scoprì che questi erano semplicemente scomparsi. Dov'erano finiti? In parte nelle tasche di Ponzi, in parte in quelle di pochi fortunati sottoscrittori che erano usciti dallo schema in tempo e ai quali gli interessi erano stati pagati direttamente con il denaro versato dai "latecomers", gli ultimi arrivati che avevano perso tutto. Non c'era stato alcun investimento in fantomatiche (e inesistenti) attività reali, solo un vorticoso giro di soldi in cui gli ultimi entrati pagavano i primi.

Da qui lo scandalo, le inchieste, l'incarcerazione e il processo di Ponzi. Il cui nome negli Stati Uniti è divenuto leggenda e col tempo ha ribattizzato tutte queste truffe, che vengono comunemente etichettate come "Ponzi scheme", lo schema di Ponzi.

Da quel primo esperimento di Ponzi le piramidi, o catene, o sistemi di Multilevel marketing si sono evoluti. La loro attività si è interconnessa all'acquisto e alla rivendita di beni e/o servizi, si è estesa in moltissimi Paesi (con casi drammatici e autentiche rivolte popolari, come quelle scoppiate pochi anni or sono al di là del Canale di Otranto a causa del crack delle "piramidi albanesi" che nel '97 mandarono sul lastrico oltre 200mila persone), si è agevolata dei mezzi di comunicazione e spesso è esplosa grazie alla diffusione su Internet.

Ma come funzionano queste catene? Sempre in base al vecchio, consolidato schema. Di solito, si inizia con una proposta "irresistibile": a qualcuno si fa arrivare la notizia (col passaparola, con una email, con un messaggio pubblicitario) che qualcun altro, una ignota persona comune, del tutto simile alla maggioranza della gente, in breve tempo e con sforzi del tutto sostenibili si è improvvisamente arricchito. La curiosità che ne nasce, in genere, non viene immediatamente soddisfatta: per saperne di più occorre leggere oscure descrizioni di un complicato meccanismo in base al quale ciascun sottoscrittore versa una quota iniziale, diffonde "il verbo" e col tempo riceve dai nuovi sottoscrittori che ha coinvolto e da quelli che da costoro a loro volta saranno via via coinvolti coinvolti somme in costante crescita. Va da sé che in breve, grazie alla magia delle progressioni geometriche, nelle tasche del nostro "deve" arrivare un sacco di soldi. Che quasi sempre, però, non arriva.

Negli ultimi anni, poi, le "piramidi" si sono addobbate col vestito moderno e scintillante della "new economy". Dalle versioni rudimentali basate sulle lettere contenenti mille lire da inviare a sette persone diverse si è passati a società (spesso fondate in lontani paradisi fiscali) che propongono l'acquisto e la rivendita di campionari di prodotti dietetici, oggetti per la casa, elettrodomestici, sistemi per le telecomunicazioni, fino a quote di fondi comuni di investimento, polizze assicurative, "corsi di potenziamento" delle capacità mentali, "filosofie di vita" per migliorare la conoscienza di sé e il rapporto con gli altri.

Perché in fondo quello che viene venduto, attraverso "piramidi", catene e MLM, non è null'altro che un sogno. E con la forza dei sogni si fanno facilmente adepti tra chi è in difficoltà, chi non sa come cavarsela, chi cerca l'equilibrio perso con se stesso e gli altri, o semplicemente chi è talmente avido da lasciarsi abbagliare da visioni di ricchezza e di rivalsa sociale.

E proprio perché di miti e di sogni si tratta, il livello di coinvolgimento degli adepti viene via via innalzato tanto da arrivare a competere spesso con i sistemi di lavaggio del cervello delle sette che fanno leva sulle stesse debolezze, arrivando a perseguire spesso gli stessi fini: la ricchezza e il potere per il "guru" fondatore, la sottomissione completa e assoluta degli adepti in adorazione. Tanto che, quando le vittime si risvegliano dal sogno, spesso oltre alla perdita del loro denaro e alla frustrazione per il raggiro seguono nuove difficoltà a fare i conti con se stessi, la vergogna per essersi lasciati coinvolgere, il rimorso di aver contribuito a fare a propria volta nuove vittime.

Meccanismi finanziari e psicologici, questi, che Giovannini e Orecchio descrivono con semplicità, immediatezza e vividezza. Storie di ordinaria follia, prese pari pari dalla cronaca finanziaria e poi giudiziaria, che trovano il loro dolente risvolto umano attraverso le parole delle vittime intervistate dagli autori.

Un libro coinvolgente e intrigante, un volume che getta una luce sinistra attraverso sulle crepe di una società alla ricerca spasmodica della ricchezza, sulle debolezze di cui si fanno forti i troppi venditori di fumo da sempre in circolazione. Come il Gatto e la Volpe.