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Tucker. Il caso del tubo miracoloso

di Roberto Giovannini
articolo apparso su Il Salvagente

Lo sbaglio più grosso di Mirco Eusebi, dicono in tanti, è stato quello di picchiare e maltrattare in modo esagerato i suoi "promoter" nel corso dei "corsi di formazione per manager" che Tucker - il multilevel che distribuiva i mitici tubi risparmia-energia - organizzava nel cascinale in Umbria. Se non avesse troppo calcato la mano con botte e umiliazioni ai danni dei malcapitati distributori, Eusebi non avrebbe avuto i problemi giudiziari che ha oggi, come il clamoroso arresto e l'accusa di violenza privata. Sarebbe finita come sono finiti in questi ultimi mesi altri schemi di distribuzione multilivello, a cominciare da Alphaclub e Crs Network: un sacco di polemiche, prese in giro sui giornali, irridenti servizi in televisione, un po' di seccature giudiziarie senza gravi conseguenze, e la solita lunga lista di "distributori" truffati e senza nessuna possibilità di recuperare i loro danari. Nel corso del viaggio nel mondo del multilevel e delle Catene di Sant'Antonio che chi scrive e Davide Orecchio ha tradotto nel libro "Piramide d'oro; Realtà e miti del multilevel marketing" (edito da Avverbi, 10 euro), di storie come quelle di Tucker ne abbiamo incontrate tante. E il meccanismo di base e l'apparato per così dire ideologico e iconografico fondamentalmente è sempre lo stesso. E funziona.

Primo, un imprenditore "carismatico", in grado di convincere e motivare anche i più dubbiosi col suo "magnetismo" nel corso di affollatissime "convention" in cui illustra il "Sogno" che renderà ricchi. Secondo, un prodotto "miracoloso", che "si vende da solo" grazie alle sue qualità eccezionali. Terzo, il sistema di distribuzione basato sulla rete e sul passaparola, che permette sulla carta anche ai più inesperti di guadagnare: vendendo il prodotto, ma anche e soprattutto grazie alle vendite effettuate dalle persone che a sua volta il promotore recluta. Servono sempre nuovi adepti: familiari, parenti, amici, colleghi. Quarto, il continuo ricorso alla "formazione", con sempre nuovi corsi da frequentare per salire la gerarchia della rete e per vendere di più, quasi sempre a pagamento. Quinto, una ideologia basata sulla ricchezza e sul successo come unico valore di riferimento, in cui la Rete (dal leader ai distributori che hanno appena iniziato) è vista come una via di mezzo tra una famiglia guidata da un Grande Padre, un partito bolscevico degli anni trenta col culto del Capo, una fede religiosa (meglio, una setta) guidata da un Pontefice Massimo infallibile. Una Rete che promette la ricchezza, certo, ma anche e soprattutto relazioni "forti"; in cui "fallisce" solo chi non crede nel Messaggio, e dubita. In cui se qualcosa va storto, è sempre colpa di (in ordine sparso): concorrenti invidiosi, poteri forti, magistratura, giornali e giornalisti, nemici della libera impresa, scettici oppositori mai costruttivi e dediti solo a demolire. E se tutto ciò ricorda un certo Presidente del Consiglio italiano, non è per niente - ma proprio per niente - un caso. Ed è più o meno la stessa anche la parabola di queste reti multilevel. Il lancio, il successo, la crescita impetuosa e i primi consistenti guadagni; il tentativo di consolidare il successo, conquistando credibilità. Poi i primi dubbi, le incertezze, e via lungo la china che conduce al crollo finale: qualche noia giudiziaria (ma non sempre) per gli ideatori, nessuna possibilità di recuperare un soldo per chi ha investito danaro, tempo e lavoro. Con l'eccezione, fin qui isolata, delle grandi catene multilevel americane, Amway ed Herbalife, che anche se non appaiono in ottima salute continuano a macinare vendite ed adesioni. Imprenditori carismatici sono ed erano Virgilio Degiovanni, il fondatore di Millionaire, Freedomland; Giorgio Mendella, che costruì un piccolo impero aziendale chiedendo "mutui" ai risparmiatori; Mark Hughes, l'inventore di Herbalife, morto per un cocktail di alcool e antidepressivi.

Prodotti miracolosi sono (o sembrano) i detersivi di Amway, i buoni sconto di Crs Network, le polizze assicurative e pensionistiche di Star Service International, il frappè che fa dimagrire e "riattiva i villi intestinali" di Herbalife, e naturalmente il tubone di Tucker, che riduce i consumi di carburante e azzera le emissioni inquinanti. La via per conquistare la credibilità, curiosamente è spesso stata il calcio: Mendella fu sul punto di comprare il Torino e la Fiorentina, Alphaclub sponsorizzò la Juventus, Tucker entrò nel lotto degli sponsor della Nazionale. Degiovanni si quotò sul mercato di Borsa, sempre Eusebi fece uscire articoli elogiativi su Panorama. Di "formazione" vivono, con i suoi corsi di "Firewalking", e SSI/Bayerische, che impone - all'insegna del motto "se non ti formi ti fermi" - i costosissimi "corsi Futus". Ai corsi di Firewalking, la gente va, pagando, ed esce contenta e "caricata"; Eusebi ha scelto un'altra strada, e adesso è nei guai. Certo è che in Italia fenomeni del genere si ripetono periodicamente, e non esiste di fatto una legge che tuteli in qualche modo consumatori, aderenti e cittadini. C'è chi sostiene che di fronte a casi come quello di CRS Network non c'è legge che tenga: chi consegna i suoi sudati risparmi a una società che promette di restituirli con un interesse del 275 per cento, forse, merita davvero di perdere tutto. E c'è anche chi dice che le tecniche di motivazione a cavallo tra setta e umiliazione ormai stanno diventando una prassi "normale" anche per le aziende convenzionali: in fondo, anche Enel e Telecom spediscono i propri manager in sperduti cascinali per "motivarsi e interagire come gruppo", e sempre più spesso anche ai lavoratori si chiede una "adesione alla mission d'impresa", se non vogliono guai...